L’avena è uno degli alimenti più controversi nell’universo dei celiaci. Alcune associazioni nazionali, come quella inglese, la consigliano addirittura a consumo libero. L’AIC italiana invece, la tiene ancora nella blacklist, dicendo che, in mancanza di ulteriori test di laboratorio, non si può sicuramente dare semaforo verde a questo cereale.
Ancora no, non si dovrebbe mangiare
L’avena, e siamo dello stesso parere dell’AIC, non dovrebbe essere consumata da chi soffre di intolleranza grave o debole al glutine. Test di laboratorio infatti dimostrano come, sebbene la maggioranza dei celiaci la sopporta senza problemi, sia in realtà piuttosto dannosa per una parte piccola, ma comunque considerevole, della comunità dei celiaci.
Per questo motivo è inutile correre rischi: meglio lasciare l’avena da parte e orientarsi verso altri prodotti, che siano più sicuri e, soprattutto, più omogenei sotto il profilo nutrizionale.
Il problema delle contaminazioni
Il problema maggiore dell’avena sembrerebbe proprio quello delle contaminazioni. Siamo davanti infatti ad un alimento che deve la sua problematicità alla contaminazione delle colture. L’avena viene infatti coltivata in rotazione sugli stessi terreni del frumento e ne esce, per questo motivo, contaminata.
Per questa ragione, seguendo le indicazioni dell’Associazione Celiaci Italiani, questo alimento va tenuto ancora lontano dalle tavole di chi soffre di celiachia, orientandosi verso prodotti davvero gluten-free e sicuri anche per chi è leggermente intollerante a questa lipoproteina.
Per adesso – trattarla come il frumento
Alcuni studi più recenti sembrerebbero indicare che in realtà intolleranza all’avena e intolleranza al grano non sian dovute entrambe al glutine, ma piuttosto ad un altro ordine di problemi, per quanto riguarda l’avena.
Si tratta di studi ancora però sperimentali, che non sono riusciti ad individuare le cause dell’intolleranza separata all’avena, cause che comunque vedono nei soggetti celiaci quelli più esposti a questa nuova intolleranza.
L’avena non va consumata, neanche nelle quantità minime indicate dell’associazione celiachia britannica, che indica invece di inserire 50 grammi/giorno nelle diete degli adulti e 25 grammi/giorno nelle diete dei bambini.